In data 18 giugno Unioncamere comunica la pubblicazione del rapporto “Coesione è Competizione. Nuove geografie della produzione del valore in Italia” realizzato dalla Fondazione Symbola, da Intesa Sanpaolo e da Unioncamere in collaborazione con Aiccon, Ipsos e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne.
La dicotomia tra coesione e competizione sembra essere superata in un contesto dove la pandemia da Covid 19 ha messo in crisi il modello economico dell’ultimo XXI secolo. Le piccole e medie imprese italiane si stanno aprendo alla dimensione sociale, adottando politiche rivolte all'incremento della sostenibilità sociale e ambientale e alle iniziative che sostengono le esigenze delle fasce deboli, includendo così non solo le imprese, ma anche la comunità, le istituzioni, le associazioni e i cittadini.
Emerge l’idea che le imprese riescono a sfruttare le proprie potenzialità se sono più coesive e anche più competitive. Su questa scia di sostenibilità sono stati adottati dei nuovi modelli:
- nell’uso delle risorse (green economy, sharing economy, circular economy, bioeconomy);
- nell’uso delle competenze diffuse (open innovation, crowdsourcing);
- nell’accesso all’informazione (platform economy);
- nell’accesso ai finanziamenti (crowdfunding, sustainable bond).
Il Rapporto Symbola sottolinea i vantaggi delle imprese coesive:
- esportano di più (il 58% contro il 39% delle non coesive);
- realizzano più eco-investimenti (il 39% contro il 19% delle non coesive);
- investono di più per il miglioramento dei prodotti e dei servizi (il 58% contro il 46% delle non coesive);
- adottano misure legate al Piano Transizione 4.0 (il 28% contro l’11% delle non coesive).
Imprese coesive e cultura. Le imprese coesive si rapportano con il mondo della cultura mediante diverse operazioni, quali: donazioni, sponsorizzazioni, partnership con istituzioni culturali, ecc. Questo tipo di iniziativa è intrapresa:
- il 26% da quelle coesive;
- l’11% da aziende classificate come non coesive.
Imprese coesive e digitalizzazione. Le imprese che stanno adottando misure legate alla Transizione 4.0 è pari a:
- 28% per le imprese coesive,
- 11% per le imprese non coesive
Imprese coesive manifatturiere. Nel 2020 si registra un aumento dal 32% a 37% di imprese coesive valutate tra le imprese manifatturiere con addetti compresi tra 5 e 499.
Coesione e bilanciamento di genere. Nello studio si rileva che vi è stato un incremento del numero di donne:
- nei cda delle società quotate passato dal 5,9% nel 2008 all0 36,3% di oggi;
- nei collegi sindacali si è passati dal 13,4% del 2012 al 41,6% del 2019.
Distribuzione geografica delle imprese coesive. Come riportato nel grafico che segue, il Nord si contraddistingue per la presenza marcata delle imprese coesive nel tessuto produttivo locale. Dal rapporto si evidenzia che le regioni che presentano più imprese coesive sul proprio territorio riscontrano un Pil pro capite più elevato. La diffusione di queste imprese è associabile non solo al benessere economico ma anche sociale e ambientale delle diverse regioni.