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Stime e analisi aggiornate sull’impatto del Covid-19 sul mondo del lavoro

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Stime e analisi aggiornate sull’impatto del Covid-19 sul mondo del lavoro

giovedì, 28 gennaio 2021

L’ILO, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha diffuso la settima Nota in cui ha pubblicato stime e aggiornamenti relativi alla situazione occupazionale, di disoccupazione e inattivita’, a livello globale, legata all’emergenza pandemica.

Partiamo con l’analizzare la chiusura dei luoghi di lavoro.

Risulta che, all’inizio di gennaio 2021 circa il 93% dei lavoratori nel mondo risiedeva in paesi che hanno richiesto la chiusura dei luoghi di lavoro. Durante la pandemia, delle misure circoscritte ad aree geografiche o settori economici specifici sono gradualmente diventate la norma

L’andamento della chiusura dei luoghi di lavoro, ovviamente, varia notevolmente nelle principali regioni del mondo. A seguito della seconda ondata di pandemia che ha interessato l’Europa nella seconda metà del 2020, l’Europa e l’Asia centrale hanno introdotto maggiori restrizioni. All’inizio del 2021, il 20 per cento dei lavoratori di questa regione viveva in paesi che avevano disposto la chiusura di tutti i luoghi di lavoro nei settori non essenziali — la percentuale più alta tra le cinque principali regioni del mondo. Questa situazione è stata determinata da un forte aumento delle restrizioni nell’Europa settentrionale, meridionale e occidentale a partire da dicembre: quasi il 40 per cento dei lavoratori di questa sotto regione vive attualmente in paesi che hanno disposto la chiusura di tutti i luoghi di lavoro nei settori non essenziali.

Le restrizioni introdotte in Asia e nel Pacifico continuano ad essere diffuse, con oltre il 90 per cento dei lavoratori della regione che vivono in paesi che hanno disposto qualche forma di chiusura dei luoghi di lavoro.

Le misure restrittive sono state gradualmente allentate nelle altre regioni.

Occupazione, disoccupazione e inattivita’

A livello mondiale, dalle ultime stime aggiornate, risulta che il calo delle ore lavorate nel 2020 si è tradotto sia in perdite di lavoro che in una riduzione dell’orario di lavoro per coloro che sono rimasti occupati, con notevoli variazioni da una regione all’altra. Le perdite di lavoro sono state più elevate nelle Americhe e più basse in Europa e in Asia centrale, dove i programmi per la protezione del lavoro hanno sostenuto la riduzione dell’orario di lavoro, soprattutto in Europa. In totale, nel 2020 si sono registrate perdite occupazionali senza precedenti a livello mondiale rispetto al 2019, pari a 114 milioni di lavori. In termini relativi, le perdite occupazionali sono state maggiori per le donne (5,0 per cento) rispetto agli uomini, e per i giovani lavoratori (8,7 per cento) rispetto ai lavoratori più anziani.

Nel 2020, le perdite occupazionali si sono tradotte principalmente in un aumento dell’inattività piuttosto che della disoccupazione.

L’inattivita’ risulta essere aumentata rispetto alla disoccupazione

La riduzione delle ore lavorate comprende sia la riduzione dell’orario di lavoro che il lavoro “a zero ore” per coloro che continuano ad essere occupati. Nelle crisi precedenti, gran parte delle perdite di ore lavorate era generalmente associata a un aumento della disoccupazione. Tuttavia, durante la crisi del COVID-19, sia l’inattività che la riduzione dell’orario di lavoro si sono rivelate le cause principali della perdita complessiva di ore lavorate. A differenza delle crisi precedenti, la maggior parte della perdita di occupazione globale nel 2020 si è tradotta in un aumento dell’inattività piuttosto che della disoccupazione. Queste perché?

 Perche’ molte persone che desideravano avere un lavoro sono diventate inattive perché non vedevano alcuna opportunità di cercare un lavoro con successo, o semplicemente non erano in grado di farlo a causa delle restrizioni causate dal COVID-19.

Perdita di reddito da lavoro

Risulta evidente che a causa della perdita massiccia di ore lavorate, i lavoratori hanno subito riduzioni notevoli del loro reddito da lavoro to dell’8,3 per cento nel 2020 rispetto al 2019. Le stime indicano che la maggiore perdita di reddito da lavoro, pari al 12,3 per cento, è stata registrata dai paesi con reddito medio-basso. Le perdite di reddito da lavoro stimate sono state simili nei paesi con reddito basso, medio-alto e alto.

Le prospettive future?

Grazie agli ultimi sviluppi sulla distribuzione dei vaccini, si valuta, nel futuro, una robusta ripresa delle ore lavorate, anche se l’OIL sottolinea che le seguenti proiezioni per il 2021 sono soggette a un grado di incertezza molto elevato per quanto riguarda l’evoluzione della pandemia e la natura delle politiche che verranno adottate.

Riportando quanto scritto da questa edizione della Nota Oil Covid-19 e il mondo del lavoro: essa presenta tre scenari che potrebbero portare a risultati significativamente diversi sul mercato del lavoro. Secondo lo scenario di base, le perdite di ore lavorate globali saranno del 3,0 per cento nel 2021 (rispetto al quarto trimestre del 2019), il che equivale a 90 milioni di posti di lavoro a tempo pieno nell’ipotesi di una settimana lavorativa di 48 ore. Si prevede che la ripresa maggiore, rispetto alle perdite nel 2020, si verificherà nei paesi con reddito medio-basso (2,7 per cento). L’orario di lavoro nei paesi a basso e medio reddito dovrebbe registrare una forte ripresa, poiché la mancanza di fonti alternative di reddito e la povertà diffusa costringono le persone ad intraprendere qualsiasi attività economica per sopravvivere. I paesi ad alto reddito e, in una certa misura, quelli con reddito medio-alto dovrebbero affrontare un primo trimestre difficile, ma è anche probabile che registrino una ripresa relativamente forte nella seconda metà dell’anno, quando la vaccinazione raggiungerà una massa critica di persone.

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