È possibile accordare l’indennità di malattia a chi si assenta dal lavoro per problemi legati alla procreazione assistita? Cosa devono fare i datori di lavoro e l’INPS quando si vedono presentare un certificato medico che parla di fecondazione assistita? Diciamo subito che l’INPS, anche se la sterilità non può essere considerata una malattia in senso stretto, in linea generale riconosce il diritto alla indennità. Vediamo in quali casi e per tanto tempo.
Gli interventi oggi praticati possono essere realizzati in struttura pubbliche o in strutture private autorizzate dalla Regione e iscritte nel registro tenuto presso l’Istituto superiore di sanità.
Si tratta di pratiche complesse cui ricorrono sempre più persone che, assentandosi dal lavoro, presentano certificati medici attestanti fecondazione assistita come cura della sterilità.
Nel senso comune del termine è chiaro che la sterilità non è una malattia. È anche vero però che provoca quasi sempre sofferenze più o meno accentuate e danni alla salute psicologica della coppia. Di conseguenza, pur non trattandosi di malattia in senso stretto, viene ad essa assimilata. E infatti, per consentire un adeguato impianto dell’embrione nell’utero, di solito i medici prescrivono un periodo di riposo finalizzato a ridurre i rischi di ipercontrattilità del miometrio (che a volta può essere causata da sforzi anche minimi) i livelli di stress, che potrebbero mettere a rischio l’intervento.
L’INPS accetta le richieste di indennizzo per le giornate di ricovero e per quelle successive alla dimissione, prescritte dallo specialista e necessarie per un sicuro impianto dell’embrione. L’Ente, a questo proposito, ritiene congrue due settimane di malattia dopo il trasferimento dell’embrione nell’utero.
Per quanto riguarda i controlli ecografici e del sangue quotidiani, l’interessata può fare ricorso al contratto collettivo di categoria e chiedere, ad esempio, permessi orari. Se però il medico prescrive un periodo di riposo anche precedente la fecondazione, l’INPS riconosce il carattere di malattia approssimativamente per una settimana.
L’INPS riconosce la malattia anche per gli interventi effettuati all’estero. In questo caso il riconoscimento è accordato solo dopo avere accertato che le tecniche adottate per la fecondazione siano conformi alla legge italiana.