Nuovo aumento (+1,1%) della retribuzione minima settimanale sulla quale si calcolano i versamenti volontari 2019. Ormai l’aliquota contributiva è giunta al tetto del 33%, pareggiando in tal modo quella obbligatoria dei lavoratori dipendenti iscritti all’assicurazione generale INPS. Stanno meglio le persone che hanno nel cassetto un’autorizzazione INPS ai versamenti volontari rilasciata con decorrenza entro il 31 dicembre 1995: per essi la percentuale resta ancorata al 27,87%. Tra le due categorie c’è una differenza superiore ai cinque punti.
La prima rata trimestrale gennaio/marzo 2019 va pagata entro il prossimo 30 giugno. Attenzione: basta un solo giorno di ritardo e per legge l’INPS annulla il versamento e rimborsa i soldi all’interessato, il quale certamente recupera la somma ma si ritrova con un “buco” ai fini dell’anzianità contributiva.
Si deve pagare la somma indicata dall’INPS, importo calcolato in percentuale della retribuzione ottenuta sul lavoro nelle 52 settimane precedenti. In questo modo il lavoratore resta “ancorato” allo stipendio di sempre, evitando “cedimenti strutturali” della pensione se invece iniziasse a versare contributi di importo inferiore. Attenzione, il versamento di quote inferiori è sempre possibile, ma l’INPS ritiene ugualmente pagato l’importo legato alla retribuzione minima, contraendo il numero delle settimane coperte dai versamenti. In ogni caso c’è un tetto, esattamente 102.543 euro annui, oltre il quale non vanno più calcolati i versamenti.
Per i lavoratori dipendenti la retribuzione minima settimanale sulla quale calcolare il contributo è di 205,20 euro (quasi 890 euro al mese) L’aliquota di versamento per i lavoratori dipendenti (non agricoli) è il 33,00%. Perciò il contributo minimo settimanale è 67,71 euro (3.521 euro/anno). Stessa aliquota anche per gli iscritti agli ex fondi speciali: autoferrotranvieri, elettrici, telefonici, ferrovieri, dirigenti industriali.
Colf e badanti pagano un contributo molto più basso: esattamente il 17,4275%. Artigiani e commercianti pagano rispettivamente il 24,00% e il 24,09% del reddito di impresa, che è articolato in otto classi predefinite, di cui la prima è ancorata al reddito minimale imponibile di 15.878 euro. I familiari collaboratori fino ai 21 anni di età pagano le aliquote ridotte di quasi tre punti.
Pagano il 33% le persone iscritte alla gestione separata INPS in qualità di lavoratori parasubordinati, privi di altra tutela previdenziale e senza pensione. Per questi ultimi il contributo è legato all’importo medio dei compensi percepiti nei 12 mesi precedenti, ma il versamento all’INPS deve rispettare il minimo mensile di 436,65 euro, che in un anno fanno 5.240 euro. Se però sono professionisti titolari di partita IVA il contributo scende al 25% e la quota minima a 330,80 euro/mese e a 3.970 euro/anno.