Pubblicate dall’INPS le nuove fasce di retribuzione (lavoratori dipendenti) e di reddito (lavoratori autonomi) sulle quali si applicano le aliquote di rendimento per calcolare la quota di pensione soggetta al sistema retributivo. Sono le aliquote che trasformano la busta paga in pensione e sono stabilite in misura decrescente, sulla base del principio della solidarietà tra lavoratori. Principio che riconosce il 2% di pensione (fino al massimo dell’80% con 40 anni di contributi) per ogni anno di versamento contributivo sui redditi fino a 47.143 euro lordi e aliquote via via inferiori sulle quote eccedenti.
In tabella sono indicate le fasce con le relative aliquote di rendimento.
I due sistemi. Vediamo come si articola in modo concreto il metodo di calcolo per un lavoratore dipendente che va in pensione nel corso di quest’anno. Supponiamo che l’interessato porti in dote un’anzianità contributiva formata da 40 anni di contributi, avendo comunque iniziato a pagare l’INPS dall’anno 1976. E quindi entro l’anno 1995 possa vantare più di 18 anni di versamenti e perciò mantenere il diritto al calcolo retributivo più favorevole fino al 2011, anno in cui il ministro Fornero l’ha fatto sparire.
In base alla normativa attuale la pensione viene calcolata dall’INPS nel seguente modo:
- metodo retributivo per il periodo 1976-2011;
- metodo contributivo per il periodo 2012-2018.
I due sotto-periodi. Ebbene, i rendimenti indicati in tabella si applicano solo sulle retribuzioni o redditi del periodo 1976-2011 che comunque sono la parte assolutamente preponderante della pensione. Sulle retribuzioni successive viene applicato il metodo contributivo, in base al quale il calcolo viene fatto non più sulle retribuzioni ma sui contributi, e quindi nella maggioranza dei casi dà luogo a una prestazione inferiore.
Nell’ambito del periodo soggetto al metodo retributivo occorre però distinguere due sotto-periodi:
- il primo si ferma all’anno 1992;
- il secondo riguarda gli anni successivi 1993-2011.
Le aliquote. Nel primo caso sono quattro le fasce su cui si articolano le aliquote, che vanno dal 2% (sui redditi fino a 47.143 euro lordi annui) fino all’1% (calcolato sulle quote di reddito superiori a 78.257,38 euro). Nel secondo caso le fasce diventano cinque e le aliquote precipitano persino al di sotto dell’unità, attestandosi allo 0,90% annuo sulle quote di retribuzione eccedenti 89.571,70 euro.
Retribuzione/reddito. Per il primo periodo le percentuali di rendimento sono applicate sulla retribuzione settimanale media derivante dalla somma delle retribuzioni degli ultimi cinque anni (2018-2014), e per il secondo degli ultimi dieci anni (2018-2009). Se si tratta di lavoro autonomo sono presi a riferimento i redditi, rispettivamente, degli ultimi dieci e degli ultimi quindici anni.
PENSIONE RETRIBUTIVA: QUANTO RENDE NEL 2019 | ||
Fasce annue stipendio/reddito | Rendimento | |
1 anno | 40 anni | |
Quota A: periodi fino al 1992 | ||
Fino a 47.143,00 euro | 2,00% | 80% |
Oltre, fino a 62.700,19 euro | 1,50% | 60% |
Oltre, fino a 78.257,38 euro | 1,25% | 50% |
Oltre 78.257,38 euro | 1,00% | 40% |
Quota B: periodi dal 1993 al 2011 | ||
Fino a 47.143,00 euro | 2,00% | 80% |
Oltre, fino a 62.700,19 euro | 1,60% | 64% |
Oltre, fino a 78.257,38 euro | 1,35% | 54% |
Oltre, fino a 89.571,70 euro | 1,10% | 44% |
Oltre 89.571,70 euro | 0,90% | 36% |