Quando licenzia l’azienda deve dare al dipendente un periodo di preavviso più o meno ampio secondo le indicazioni del contratto di lavoro. Se però la risoluzione avviene senza preavviso l’azienda deve pagare l’indennità di mancato preavviso, che talvolta supera anche vari mesi.
Dal punto di vista previdenziale risulta che l’azienda paga di fatto una retribuzione e nello stesso tempo versa sull’indennità i regolari contributi INPS. Con il risultato che i periodi di preavviso entrano nel conto contributivo del lavoratore e sono utili per il calcolo della futura pensione (sia come diritto, sia come misura).
Nasce però un problema. Mentre si riscuote l’indennità è possibile andare già in pensione? Noi sappiamo che per presentare tale domanda è necessario cessare ogni rapporto di lavoro. Ma poiché, pur non lavorando, si sta riscuotendo di fatto lo stipendio, cosa succede: è inibita la pensione?
Il problema è stato risolto dai ripetuti interventi della magistratura la quale ha stabilito che il periodo di pagamento mancato preavviso:
- vale ai fini della retribuzione,
- non vale come attività lavorativa.
Di conseguenza: è possibile presentare la domanda e andare in pensione.
In questo caso come vengono conteggiati nella pensione i contributi relativi al preavviso? Ci sono due possibilità a seconda della decorrenza della pensione:
- se la pensione inizia dopo la fine dell’indennità, anche i contributi versati durante il mancato preavviso vengono subito calcolati dagli uffici nella pensione;
- se invece la pensione decorre prima o durante l’indennità, i contributi saranno calcolati solo come supplemento. E quindi verranno pagati con le regole del supplemento, vale a dire dopo 2 o 5 anni.