La problematica del rumore in condominio è una questione che occupa quasi quotidianamente gli operatori del settore condominiale siano essi avvocati o amministratori di condominio.
In ambito condominiale il rumore ha varie declinazioni (non è solo una Giano bifronte, ma lo potremmo tranquillamente definire giano “plurifronte”). Infatti, la questione rumore riguarda i rapporti tra condominio e costruttore (si pensi all’ipotesi dei vizi costruttivi e/o mancanza delle qualità promesse delle cosa venduta); i rapporti tra condominio con gli edifici vicini (si pensi a rumori provenienti da stabili e/o fondi limitrofi al condominio es. aziende o fabbriche o semplicemente immissioni di fumo da canne fumarie di edifici vicini); rapporti tra condominio e singoli condomini (si pensi all’uso smodato di stereo o radio da parte di un condomino); rapporti tra condominio e conduttori (conduttori che creano immissioni sonore); rapporti tra condomino e condomino (si pensi ad esempio al rumore prodotto da un’unità immobiliare in quella sottostante non coinvolgendo parti comuni).
Per approcciarsi alla problematica il dato normativo dal quale prendere le mosse è l’art. 844 c.c. che, da sempre, ha impegnato gli interpreti e la giurisprudenza che ne ha tracciato i limiti. La norma in parola deve essere attentamente letta, infatti, al comma uno prevede che il proprietario di un fondo non possa impedire le immissioni di fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino. È interessante notare come il legislatore abbia disciplinato la norma prevendendo che la situazione vada valutata dal fondo che subisce le immissioni e non dal fondo che le produce (Cassazione Sentenza n. 6136/2018). Sempre l’art. 844 c.c. prevede, poi, che le immissioni “vietate” siano quelle che superano la normale tollerabilità. Anche su questo aspetto la già citata sentenza (Cassazione Sentenza n. ...