Nelle realtà aziendali più grandi l’adozione di piani di stock option e di strumenti finanziari con diritti patrimoniali rafforzati (carried interest) in favore del management ha lo scopo di stimolare l’incremento dei profitti e del valore della società, rendendo ciascun manager più partecipe e consapevole.
Con i piani di stock option viene riconosciuto il diritto ad acquistare strumenti finanziari al raggiungimento di determinati obiettivi e condizioni di maturazione (vesting), mentre con i carried interest sono riconosciuti diritti patrimoniali rafforzati per i quali, ad esempio, è prevista la partecipazione agli utili in misura più che proporzionale, rispetto a quelli spettanti agli altri investitori, legata al verificarsi di condizioni più gravose e di maggior rischio.
In generale l’assegnazione di titoli è legata allo status di lavoratore ed è tassata come reddito di lavoro dipendenti: ad essere assoggettato alle aliquote progressive IRPEF è il valore normale del titolo al netto del corrispettivo pagato dal dipendente (art. 51 del TUIR).
I proventi di natura ricorrente (es. dividendi e interessi) derivanti dal possesso delle azioni o strumenti finanziari, invece, si considerano redditi di capitale (soggetti alla ritenuta alla fonte del 26%); mentre la plusvalenza realizzata in caso di successiva vendita è classificata fra i redditi diversi di natura finanziaria che, a partire dal 2019, sono soggetti all’imposta sostitutiva del 26% se riferiti a non imprenditori. In merito occorre ricordare che la tassazione sui redditi finanziari cambia, e risulta meno favorevole, quando i profitti derivano da società estere site in paesi a fiscalità privilegiata.
I carried interest configurano, invece, una forma di remunerazione della partecipazione al capitale di rischio che, per presunzione di legge, ha natura finanziaria (art. 60 del decreto-legge 50 del 24 aprile 2017, convertito dalla legge 96 del 21 giugno 2017).
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