Cosa cambia con il rinnovo
Il 30 luglio 2019 Confindustria con Federmanager hanno rinnovato il CCNL per i dirigenti di aziende industriali, ovvero il contratto collettivo nazionale che regola i rapporti tra dirigenti e datori di lavoro del settore. L’accordo, che decorrere dal 1° gennaio e scadrà il 31 dicembre 2023, apporta ampie modifiche e tocca tutti gli aspetti del rapporto di lavoro di questa figura professionale che, sebbene goda di ampia autonomia ed elevata specializzazione, è pur sempre un dipendente e come tale inquadrato in un rapporto di lavoro subordinato.
In particolare, il rinnovo 2019-2023 interviene in materia di welfare e previdenza complementare, fissa un nuovo Trattamento Minimo Complessivo di Garanzia (TMCG) e introduce un ulteriore modello di sistema di retribuzione variabile per obiettivi (MBO).
Vediamo nel dettaglio i singoli istituti modificati.
Trattamento minimo di garanzia
(art. 3)
Il rinnovo contrattuale è intervenuto sul “trattamento minimo complessivo di garanzia”, ovvero sul parametro di riferimento per la retribuzione da corrispondere ai dirigenti.
Ogni anno, il 31 dicembre, l’azienda è infatti tenuta a confrontare il TMCG con la retribuzione lorda effettiva del dirigente e se la retribuzione effettiva è inferiore al TMCG allora è tenuta a corrispondere in busta paga la differenza spettante in un unico importo.
Nel dettaglio, il rinnovo in esame ha stabilito i seguenti TMCG:
- 69.000 euro a valere dall’anno 2020;
- 72.000 euro a valere dall’anno 2022;
- 75.000 euro a valere dall’anno 2023.
Viene inoltre precisato che per i dirigenti già in forza al 1° gennaio 2015 continuano ad applicarsi, se di miglior favore, i parametri di TMCG previsti dall’art. 3, comma 2, del CCNL 30 dicembre ...