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L’attività di ristorazione in condominio: Cassazione e Tribunale di Milano a confronto

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L’attività di ristorazione in condominio: Cassazione e Tribunale di Milano a confronto

martedì, 23 aprile 2019

Due recenti sentenze sono l’occasione per fare il punto sull’opponibilità di alcuni divieti contenuti del regolamento di condominio al singolo proprietario che voglia destinare l’unità immobiliare ad attività di ristorazione. Il Tribunale meneghino, con una interpretazione restrittiva, si è orientato nel senso di consentire l’attività di ristorazione laddove non specificamente vietata nel regolamento condominiale; la Corte di Cassazione, invece, ha rigettato il ricorso contro la sentenza di merito che aveva ritenuto opponibile al conduttore una clausola regolamentare vietante tutte le attività diverse dal commercio, non consentendo così l’attività di ristorazione.

Scritto da: Giraldin Daiana, Maggio Nicola Amedeo

Il caso affrontato da Trib. Milano, sez. XIII civ., 15 febbraio 2019

La società Alfa, proprietaria di due immobili con destinazione commerciale ubicati al piano terra di un edificio condominiale, conviene in giudizio il condominio medesimo al fine di accertare e dichiarare l’inopponibilità nei suoi confronti dei divieti e limiti di destinazione alle facoltà di godimento dei condomini sulle unità immobiliari in proprietà esclusiva contenuti nel regolamento condominiale e, per l’effetto, accertare e dichiarare il proprio diritto di adibire le unità immobiliari di sua proprietà esclusiva all’esercizio dell’attività di ristorazione.

L’attrice agisce, altresì, in giudizio al fine di accertare e dichiarare l’invalidità della delibera assembleare con la quale i condomini, chiamati a pronunciarsi sulla presunta violazione del regolamento da parte della società Alfa, avevano ritenuto illegittima l’apertura del ristorante e avevano incaricato l’amministratore affinché questi vigilasse sul rispetto della “delibera” e intraprendesse ogni azione legale a tutela del condominio. 

L’interpretazione costituzionalmente orientata dei divieti posti dal regolamento condominiale all’attività di ristorazione

In materia condominiale, il divieto di adibire le unità immobiliari di proprietà esclusiva a usi diversi da quelli abitativi e, in particolare ad attività di ristorazione, propone da tempo questioni, non prive di evidenti ricadute pratiche, che gravitano nel campo dell’ermeneutica negoziale. Infatti, è prassi invalsa tra i regolamenti condominiali di natura contrattuale prevedere al proprio interno divieti e limiti di destinazione delle unità immobiliari di proprietà esclusiva dei singoli condomini. In linea di principio, la giurisprudenza di legittimità è unanime nel ritenere che detti divieti e/o limiti debbano essere oggetto di accurata redazione, giacché si risolvono in una compressione non soltanto del diritto di proprietà ma anche della libertà individuale: gli stessi, pertanto, «devono risultare da espressioni incontrovertibilmente rivelatrici di un intento chiaro, non suscettibile di dar luogo ...

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