Il rapporto di lavoro domestico si instaura per fatto concludente
È molto frequente che la famiglia datore di lavoro instauri di fatto un rapporto di lavoro domestico senza provvedere alla dichiarazione di assunzione all’INPS. In tal caso, nel momento in cui il lavoratore mette a disposizione le proprie energie psicofisiche in funzione delle richieste del datore di lavoro, il rapporto di lavoro si instaura per fatto concludente, definendosi "irregolare" (cd lavorare in nero).
Attesa la particolarità del settore del lavoro domestico, nell’ambito di un lavoro irregolare, è possibile anche che il prestatore d’opera si trovi avanti a più datori di lavoro di fatto, ossia a più persone che danno disposizioni o programmino la giornata lavorativa.
L’esempio più classico è la fattispecie in cui marito e moglie hanno bisogno di una collaboratrice domestica ed entrambi danno disposizioni al lavoratore domestico scegliendo di non regolarizzare la posizione lavorativa come per legge.
È frequente, in tal caso, che il lavoratore irregolare, al fine di voler vedere regolarizzato il proprio rapporto di lavoro, chieda al Giudice del lavoro di accertare e dichiarare i propri diritti, citando in giudizio entrambi i coniugi in qualità di datori di lavoro. Il lavoratore dovrà dimostrare con una solida istruttoria, che i coniugi siano stati realmente datori di lavoro, convincendo il Giudice adito delle sue fondate ragioni.
Giurisprudenza consolidata, conferma che il lavoratore che agisce in giudizio per vedersi accertare e dichiarare l’esistenza di un rapporto di lavoro domestico, e conseguire anche l’attribuzione delle differenze retributive richieste, allo stesso spettanti, deve provare l’esistenza del rapporto di lavoro quale fatto costitutivo del diritto azionato. Detto principio trova applicazione nel caso in cui il lavoratore rivendichi che tra le parti sia intercorso un rapporto di lavoro subordinato e con ...